14.04.2020
COVID-19 News 3
News Covid-19 nr.3
A cura di Claudio Pignata e Paolo Siani
Con la collaborazione di:
Giuliana Giardino, Emilia Cirillo, Emma Coppola, Germana Nardini, Federica Annunziata, Carla Borzacchiello
Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1
van Doremalen N et al.
N Engl J Med. 2020 Mar 17. doi: 10.1056/NEJMc2004973
Summary a cura di Federica Annunziata
Nella Letter to the Editor pubblicata sul New England Journal of Medicine il 17 Marzo 2020, sono esposti i risultati di uno studio sulla stabilità del SARS-CoV-2 nelle particelle di aerosol e su alcune superfici, comparandola con quella del SARS-CoV-1. E’ stata studiata la stabilità del SARS-CoV-2 e SARS-CoV-1 in cinque condizioni ambientali diverse (aerosol, plastica, acciaio, rame e cartone). Lo studio ha mostrato che sia il SARS-CoV-2 che il SARS-CoV-1 restavano vitali nelle particelle di aerosol per tutta la durata dell’esperimento (3 ore). Entrambi i virus si sono dimostrati molto stabili su plastica e acciaio, dove il virus vitale è risultato presente fino a 72 ore. Sul rame non è stata più riscontata la forma vitale del virus dopo 4 ore per il SARS-CoV-2 e dopo 8 ore per il SARS-CoV-1. Sul cartone non è stata più riscontata la forma vitale del virus dopo 24 ore per il SARS-CoV-2 e dopo 8 ore per il SARS-CoV-1. L’emivita di SARS-CoV-2 e SARS-CoV-1 è risultata dunque simile nelle particelle di aerosol e sulle superfici in rame, acciaio e plastica. Sul cartone l’emivita del SARS-CoV-2 era invece molto più lunga di quella del SARS-CoV-1, un dato che tuttavia, a dire degli autori, potrebbe essere dovuto alla maggiore variabilità dell’esperimento condotto su cartone. Pertanto la stabilità dei due virus, SARS-CoV-2 e SARS-CoV-1, si può considerare simile e le differenze epidemiologiche tra i due virus probabilmente derivano da altri fattori, come la carica virale presente nelle alte vie respiratorie e la potenzialità dei portatori asintomatici di SARS-CoV-2 di diffondere il virus e di infettare altri individui. Inoltre, questo studio dimostra come la trasmissione di SARS-CoV-2 tramite particelle di aerosol ed oggetti sia possibile, dal momento che il virus può persistere vitale nelle particelle di aerosol per ore e sulle superfici per giorni.
Substantial undocumented infection facilitates the rapid dissemination of novel coronavirus (SARS-CoV2)
R. Li et al.
Summary a cura di Carla Borzacchiello
Questo studio, pubblicato su Science a inizio Marzo 2020, è stato condotto da un gruppo ricercatori della Columbia University, il quale ha sviluppato un modello matematico per simulare le dinamiche spaziotemporali della diffusione del SARS-Cov2 tra 375 città cinesi, considerando due gruppi: individui infetti con infezione documentata e individui infetti non documentati. I parametri studiati sono stati dedotti attraverso il filtro di Kalman. Il modello è stato applicato a due periodi: periodo 1, 10-23 gennaio 2020 (precedente all'inizio delle restrizioni di viaggio) e periodo 2, 24 gennaio- 8 febbraio 2020 (successivo all'inizio delle restrizioni di viaggio). Lo studio mostra che prima delle restrizioni di viaggio la gran parte delle infezioni non era stata documentata (86% di infezioni non documentate nel periodo 1, 35% nel periodo 2) e che la maggior parte delle nuove infezioni era mediata dalle infezioni non documentate (13118 nuovi casi ne periodo 1, di cui l'86.2% era stato infettato da casi non documentati), ma è stato stimato che le infezioni non documentate hanno la metà della contagiosità per individuo delle infezioni documentate. Nel modello applicato al periodo 2, la contagiosità degli infetti non documentati era più bassa rispetto al periodo precedente, probabilmente per l'implementazione dell'identificazione degli infetti paucisintomatici o per l'efficacia delle misure di contenimento dell'infezione (utilizzo di mascherine, restrizioni di viaggio, isolamento dei sospetti). Le stime epidemiologiche sono tuttavia rese difficili dai cambiamenti nelle misure adottate che sono avvenuti quotidianamente nelle diverse città della Cina, inoltre tali dati potrebbero cambiare in riferimento ad altri paesi con differenti metodi di sorveglianza, controllo e segnalazione.
Rational use of face masks in the COVID-19 pandemic
Shuo, Chen et al.
Summary a cura di Germana Nardini
In questo commento pubblicato il 20 Marzo 2020 su Lancet Respiratory Medicine, viene discusso il razionale dell’uso delle mascherine facciali, ormai diventato ubiquitario in corso di pandemia da COVID-19, confrontando le raccomandazioni di governi e società scientifiche di diversi paesi del mondo. Sebbene vi sia unanimità nel raccomandarne l’utilizzo in soggetti sintomatici ed assistenti sanitari e se ne consigli l’uso in individui asintomatici vulnerabili quando esposti ad aree ad alto rischio, vi è invece disaccordo sul loro uso nella popolazione generale e negli ambienti comunitari. Non esistono finora evidenze scientifiche che assicurino che l’uso di mascherine facciali nella popolazione generale fornisca una reale protezione. La WHO ne raccomanda l’utilizzo solo in presenza di sintomi respiratori o se si è in contatto con un soggetto con sospetta infezione da SARS-CoV-2. La Cina ha adottato un approccio basato sul rischio, suddividendo la popolazione in tre categorie: soggetti a rischio molto basso, a rischio basso e a rischio moderato, con rispettive indicazioni sull’utilizzo delle mascherine facciali. Gli USA, il Giappone, il Regno Unito e la Germania sono tutti concordi nel non raccomandare l’uso di mascherine facciali, salvo in ambiente ospedaliero. Vi è peraltro, più di un motivo per scoraggiare l’uso generalizzato di mascherine facciali: sottovalutare l’importanza di altre norme igieniche come il lavaggio delle mani, preservare le scorte per garantirne la fornitura a chi ne fa un uso professionale, evitarne l’esaurimento e l’inflazione, il rischio del riciclo di mascherine anche interpersonale. È necessario, pertanto, che i governi, gli enti di sanità pubblica e le società scientifiche stilino delle raccomandazioni razionali sull’uso appropriato e la corretta distribuzione delle mascherine facciali. Parallelamente, sono da incoraggiare studi sulla durata dell’effetto protettivo fornito dalle mascherine facciali, sui metodi di aumento dell’emivita della loro efficacia o sulla realizzazione di dispositivi protettivi riciclabili.