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La SIRP "sulla notizia"

18.04.2020

COVID-19 News 4

Con la collaborazione di

Giuliana Giardino, Emilia Cirillo, Emma Coppola, Germana Nardini, Federica Annunziata, Carla Borzacchiello

The FDA-approved Drug Ivermectin inhibits the replication of SARS-CoV-2 in vitro
Caly L et al.
Summary a cura di Carla Borzacchiello
 
Antiviral Research, 2020. doi: 10.1016/j.antiviral.2020.104787
 
Questo studio condotto da ricercatori australiani ha dimostrato che l'Ivermectina, farmaco approvato dal FDA come antiparassitario e già studiato per il suo potenziale antivirale, è in grado di inibire in vitro la replicazione del virus SARS-CoV-2 con una singola dose entro 24-48 h, probabilmente attraverso la sua azione sull'eterodimero importina (IMP) α/β1. I ricercatori hanno infettato cellule Vero/hSLAM con il ceppo SARS-CoV-2 isolato in Australia ad una MOI di 0.1 per 2 ore e poi hanno aggiunto 5 μM di ivermectina. A 24 h si è osservata una riduzione del 93% dell'RNA virale nel supernatante del campione infettato (indicativo dei virioni rilasciati) e il 99.8% di riduzione dell'RNA associato alle cellule trattate con ivermectina (vironi non rilasciati e non impacchettati). Dopo 48h l'effetto era aumentato fino a una riduzione dell'RNA virale di circa 5000 volte, dimostrando che il trattamento con ivermectina conduce a una perdita di tutto il materiale virale in 48 h. Non si sono osservate ulteriori riduzioni di RNA virale a 72 h. Non è stata osservata tossicità dell'ivermectina ai diversi timepoints. L'IC50 del trattamento con ivermectina è stato stabilito in torno a 2μM. L'ivermectina ha un profilo di sicurezza già stabilito per l'uso umano anche ad alte dosi. I prossimi passi saranno confermare il meccanismo di interazione del SARS-CoV-2 con IMP  α/β1, comparare questo farmaco con altri potenziali antivirali contro SARS-CoV-2 e valutare i possibili benefici di una terapia a dosaggio multiplo che mimi la attuale dosaggio approvato nell'uomo, per COVID-19.

Telemedicine in the Era of COVID-19
J. Portnoy et al.
J Allergy Clin Immunol Pract 2020
Summary a cura di Emma Coppola
 
In questo articolo, pubblicato su J Allergy Clin Immunol Pract, si riflette sugli usi e i vantaggi della telemedicina (TM) in situazioni di emergenza sanitaria, come l’attuale pandemia da COVID-19. La TM può essere uno strumento di supporto in fase di Triage, per limitare, laddove possibile, i contatti tra medico e paziente. Ciò, però, presuppone la disponibilità di supporti video adeguati, che consentano di stabilire un contatto visivo, necessario al medico per comprendere al meglio lo stato di salute dell’assistito e una eventuale condizione di rischio presente, al di là della storia di esposizione. La TM sembrerebbe, inoltre, utile per il monitoraggio continuo a distanza di pazienti con malattie croniche, come immundeficit e asma. Recenti studi, infatti, dimostrano come, nelle suddette condizioni, gli outcome di salute siano sovrapponibili tra pazienti seguiti di persona e pazienti seguiti a distanza. Si dovrebbe continuare a perfezionare la TM anche al di fuori del periodo di emergenza, per essere più preparati a fronteggiare eventuali future epidemie.

Covid-19: Pandemic Contingency Planning for Allergy and Immunology Clinic 
J Allergy Clin Immunol Pract 2020
Summary a cura di Carla Borzacchiello
 
Un gruppo di specialisti allergologi/immunologi degli USA e del Canada ha sviluppato delle raccomandazioni sulla gestione dei pazienti che afferiscono ai servizi di allergologia ed immunologia durante il periodo di stato di emergenza dovuto alla pandemia SARS-CoV-2. In generale questi servizi sono elettivi e possono essere gestiti a distanza o differiti per breve periodo di tempo. Il triage telefonico, la telemedicina e l'incontro virtuale col paziente possono essere uno strumento utile per minimizzare i rischi nel contesto del Covid-2019. Il gruppo di specialisti ha fornito raccomandazioni specifiche per singola patologia. Per quanto riguarda l'asma, si consiglia di non sospendere la terapia di mantenimento nei pazienti con buona risposta (anche se utilizzano il corticosteroide inalatorio) perchè non vi è evidenza che gli asmatici abbiano un rischio di malattia più severa ed è molto più probabile che essi abbiano riacutizzazione dovuta ad altre cause se interrompono la terapia. Si scoraggia però l'utilizzo di nebulizzatori, per il maggior rischio di diffusione del virus attraverso aerosol, preferendo l'inalatore sia a domicilio sia nel setting ambulatoriale. Per quanto riguarda la rinite allergica, con rare eccezioni si consiglia di ridurre il servizio. Bisogna evitare i test cutanei con inalanti e preferire, qualora necessario, il dosaggio sierico delle IgE specifiche. Per le allergie alimentari e l'esofagite eosinofila, il servizio ambulatoriale elettivo e i food challenge possono essere differiti, fatta eccezione per quelli necessari alla reintroduzione di un nutriente chiave. Per i pazienti con manifestazioni allergiche cutanee come dermatite atopica o orticaria è possibile anche l'utilizzo fotografie digitali per visualizzare le lesioni. Nel caso di un episodio acuto di angioedema ereditario è appropriato raggiungere il pronto soccorso. I pazienti con immunodeficienza potrebbero avere un maggiore rischio di complicazioni da COVID-19, infezioni acquisite in comunità o nosocomiali quindi la telemedicina dovrebbe essere incoraggiata, ma alcune manifestazioni severe rendono necessario l'approccio faccia a faccia, inoltre è essenziale per i pazienti in trattamento con Ig, la continuazione della terapia. I suggerimenti proposti dal gruppo di specialisti devono essere condizionati dalle circostanze e dalle condizioni dello specifico paziente. La decisione di mettere in atto queste misure è a giudizio dei clinici e del sistema dei singoli sistemi sanitari.

Detection of SARS-CoV-2 in Different Types of Clinical Specimens 
Wang W., et al. 
JAMA, 2020 March 11, doi: 10.1001/jama.2020.3786 
 
Summary a cura di Germana Nardini
 
Nella Letter to the Editor pubblicata l’11 Marzo 2020 su JAMA Network, vengono riportati i dati provenienti da uno studio osservazionale relativo alla ricerca di SARS-CoV-2 su diversi tipi di campioni biologici, ottenuti da pazienti affetti da COVID-19 ricoverati in tre ospedali cinesi tra il 1 Gennaio e il 17 Febbraio 2020. L’obiettivo dello studio consiste nell’individuare altre possibili tipologie di campioni biologici su cui confermare la presenza del SARS-CoV-2, oltre alla Real-time reverse transcriptase-polymerase chain reaction (rRT-PCR) su tampone nasofaringeo. È stata perciò valutata la biodistribuzione del SARS-CoV-2 in pazienti affetti da COVID-19, diagnosticata tramite sintomi (febbre, tosse secca, astenia), indagini radiologiche e tampone nasofaringeo. Sono stati raccolti, nel periodo di osservazione, campioni di sangue, espettorato, feci, urine ed epitelio nasale ottenuti durante la degenza. In pazienti con malattia grave o necessità di ventilazione meccanica, sono stati eseguiti Lavaggio Bronco Alveolare (BAL) e biopsia bronchiale tramite fibrobroncoscopio. Dai campioni è stato estratto l’RNA ed eseguita una Targeted rRT-PCR alla ricerca del gene del SARS-CoV-2. Sono stati raccolti un totale di 1070 campioni provenienti da 205 pazienti affetti (età media 44 anni, 68% maschi); i tassi di positività più alti sono stati ottenuti su BAL (93%), seguito da espettorato (72%), tampone nasale (63% - su cui è stata individuata la più alta carica virale), biopsia bronchiale (46%), tampone faringeo (32%), feci (29%) e sangue (1%). Nessun campione di urine è risultato positivo. È stato inoltre individuato il virus vivo nelle feci di due pazienti, a conferma che la trasmissione oro-fecale è possibile. In conclusione, questo studio ha permesso di affermare che la trasmissione del SARS-CoV-2 è sia respiratoria che extra-respiratoria (che potrebbe spiegare la rapida diffusione della malattia) e di studiare campioni provenienti da siti diversi, al fine di migliorare la sensibilità della diagnosi e ridurre i falsi negativi. Considerato il basso numero di pazienti coinvolti e di campioni raccolti nello studio, in futuro sarà necessario raccogliere un numero maggiore di campioni seriati provenienti da siti differenti, correlandoli anche alle caratteristiche cliniche dei pazienti.